sabato 14 marzo 2009

Il votante unico


Il Caimano se ne stava li, nel suo studio con la testa chinata sulla scrivania e guardava soddisfatto il piatto che il fido Bonaiuti gli aveva appena portato. Il profumo del prelibato trancio del suo ex delfino Gianfranco Fini in salsa azzurra gli solleticava le narici e non chiedeva altro che diventare cibo per il suo capiente stomaco. Il Caimano tirò fuori dalla pochette del suo doppiopetto il fazzoletto, se lo legò attorno al collo e attaccò la prelibatezza azzannando il tutto con gusto e divorandolo in un sol boccone. Dopo essersi pulito il muso chiamò Capezzone, perché venisse a sparecchiare e subito dopo chiese a Bonaiuti di portargli il documento. Bonaiuti lasciò sulla tavola la cartellina con i fogli sui quali era stato vergato Il testo che avrebbe cambiato definitivamente le sorti del paese e se ne andò. Il Caimano cominciò a leggere sogghignando. Il documento riguardava la concezione di leadership da applicarsi al governo nazionale per renderlo, a suo dire, più… “moderno” e prevedeva che il leader dell’unico partito rimasto, il PDLDMMNAPD P(Partito della Libertà Dittatoriale Monarchico Mediatica Nazionalpopolare a Parvenza Democratica Plebiscitaria) avrebbe ottenuto la carica di leader maximo del paese senza ulteriori indugi e avrebbe potuto votare qualunque cosa gli fosse passata per la testa senza che nessuno si potesse opporre, il tutto con un semplice… click! Agendo sul pulsante che poteva comodamente portare con sé in ogni dove e che poteva essere premuto esclusivamente da lui imprimendoci sopra la propria impronta digitale, il Caimano avrebbe potuto votare qualsiasi cosa gli fosse passata per la testa, invalidando ogni iniziativa che non prevedesse il suo… tocco, cosa chiedere di più? Doveva solo pazientare per ottenere un ultimo voto di fiducia che affossasse definitivamente il ruolo del Parlamento e poi il suo obiettivo sarebbe stato finalmente raggiunto: diventare il leader unico del paese, primo passo per la futura conquista del mondo. Il sogno che aveva inseguito da quando era sceso in campo si sarebbe presto concretizzato e da quel momento avrebbe finalmente potuto determinare a suo piacimento le sorti del paese standosene comodamente seduto nella sua casa di Arcore o a Villa La Certosa in Sardegna senza perdite di tempo. Tutte queste considerazioni gli stuzzicarono nuovamente l’appetito e il Caimano ordinò a Capezzone di portargli il menù. Decise per il piatto numero nove, spezzatino di Franceschini in salsa partito-democratica con contorno di ramoscelli d’ulivo, quindi mise su un cd di Apicella, si scolò un bel bicchiere di nero AN e attese che gli venisse portato il cibo sbavando un po’ dappertutto.

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