lunedì 21 luglio 2014

MasterChef Renzi


Il tempo delle riforme politico culinarie è giunto e il  MasterChef del Consiglio Matteo Renzi si accinge a rimettere a nuovo la cucina politica nazionale. Il "Nuovo Ristorante Transatlantico", questo il nome del locale nel quale opera già da un po’ il MasterChef in questione, ha una cucina da incubo che necessita di essere riformata e rimessa a nuovo completamente in tempi molto rapidi, dopo anni di cattiva gestione ad opera di improvvisati mestieranti di infimo livello e inaffidabili chef di regime. Per non parlare dei locali lasciati in uno stato pietoso e indecente che necessitano di essere ripuliti immediatamente dalla sporcizia e dal lordume causato da decenni di grandi abbuffate e sprechi senza precedenti per colpa di clienti estremamente maleducati e volgari, camerieri facilmente corruttibili e direttori di sala truffatori. Renzi, chef dinamico e veloce almeno nelle intenzioni, si è subito messo all’opera circondandosi di una squadra di fidati collaboratori perennemente connessi col suo modo di pensare e di agire, stimolati dall’obbiettivo di riformare la cucina politica nazionale per riportarla ai massimi livelli in Europa e nel mondo. Al momento Il MasterChef del Consiglio è sembrato incerto nell’azione vista la mole di lavoro da fare e ha puntato più su proclami e slogan per invitare gli italiani a sedersi a tavola con fiducia puntando tutto sull’efficienza del servizio e la rapidità della preparazione delle portate da riformare. Questo perché a suo dire manca, oltre a un cospicuo numero di padelle e utensili vari spariti dopo le pessime gestioni precedenti, quell’ingrediente che lui ritiene fondamentale per la preparazione di uno dei piatti principali per la sua idea riformista: il caimano. A chi gli chiede come mai questa scelta, pare che Renzi abbia risposto di non digerire il grillo, rifiutandosi quindi di utilizzarlo come ingrediente principale per la sua cucina. Matteo viene dalla scuola degli anni ottanta e considera il caimano l’ingrediente fondamentale per la sua idea di cucina politica, della cui carne si è nutrito negli anni della sua formazione, prima di arrivare ad ottenere l’ambito posto di MasterChef del Consiglio. Una scelta non molto apprezzata da una parte del mondo politico culinario che giudica disgustose le ricette basate su questa carne ormai vecchia, dura e stoppacciosa, per niente adatta a riformare la cucina politica nazionale, difficile da rendere commestibile pur se lasciata marinare per decenni e per giunta molto costosa. La prolungata conservazione nell’apposito involucro di plastica poi ha inevitabilmente alterato le già scarse qualità del prodotto che è comunque stato apprezzato negli anni dalla metà circa degli italiani, non proprio dei palati fini. Nonostante questo lo chef tira dritto sulla sua strada convinto che le portate a base di caimano sono quello che ci vuole per rivoluzionare la nostra cucina politica nazionale nel gusto e nel sapore. I detrattori non apprezzano questa svolta culinar-autoritaria e sospettano che ci troveremo di fronte la solita “minestra riscaldata”, ma il nostro è uno chef giovane e ambizioso, abile nella presentazione delle portate mascherandone l’inconsistenza grazie alla sua abilità comunicativa che punta sull’immagine prima di tutto: piatti a base di caimano verranno serviti all’interno dei ristoranti Eataly, mentre pare che siano stati assoldati alcuni giapponesi destinati alla riproduzione in cera delle portate da esporre in vetrina, per far capire meglio agli italiani che tipo di riforme andranno a ingurgitare e i costi delle delle medesime,  in modo da aiutare gli indecisi.

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