giovedì 30 ottobre 2008

Gli occhi di Lucio

Dopo aver ricevuto i complimenti di Scalfari qualche tempo fa, che se lo sarebbe addirittura portato a casa volentieri, il Ministro della Cultura Sandro Bondi riceve anche gli apprezzamenti di Lucio Dalla. L’artista bolognese infatti plaude al Bondi poeta, rappresentante di quella sensibilità che manca a certi sindaci di sinistra che invece di dedicarsi a scrivere versi preferiscono passare il tempo accanendosi contro i piccioni che scorazzano indisturbati nelle piazze italiane scagazzando un po’ dappertutto. La cosa farà certamente piacere al bardo di Arcore che incassa così un’ ulteriore gratificazione verso la sua persona da un artista a tutto tondo come Dalla, cosa che, ahinoi, non potrà che spingerlo a dedicarsi con sempre più vigore alla composizione di versi mirati a scuotere le insensibili coscienze degli uomini di sinistra da sempre arroccati sulle loro posizioni di superiorità nei confronti della destra, ma soprattutto che facciano breccia nella durezza degli aridi cuori dei sindaci sinistrorsi facendoli desistere dalla deprecabile pratica di accanirsi su dei poveri volatili inermi.
Ma Lucio non si ferma qui e ci dice che trova Berlusconi simpaticissimo e che ci andrebbe volentieri a cena preferendolo a Veltroni, perché un personaggio così “prima di definirlo come un nemico va studiato, va conosciuto, va capito”. Come non vedere un’altra stoccata verso la sinistra supponente, boriosa e ingenua che dopo tutti questi anni pensava di avere capito tutto della figura del Cavaliere, del personaggio Berlusconi e di tutto ciò che rappresenta? Ben vengano quindi le parole di Dalla a rischiarare le menti annebbiate della classe dirigente del centrosinistra e a farle cambiare idea sul Premier. A Veltroni e compagnia bella non resta che riprendere in mano il leggendario opuscolo “Una storia italiana”, rileggersi la biografia del Cavaliere, i suoi libri e le sue prefazioni non limitandosi alla superficie, ma andando a fondo, scavando tra le righe per non continuare a perseverare nel reiterato errore di valutazione.
E perché no, magari, andarci pure a cena e… chissà che tra una barzelletta e l’altra non si riesca a capire meglio la sua complessa figura di statista e accettarlo finalmente come capo del paese.

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