giovedì 11 febbraio 2010

Storie di ordinaria corruzione: il “liquido gelatinoso”.


Il presidente uscì sulla soglia. Il “liquido gelatinoso” avanzava senza sosta invadendo il paese. Puzzava di merda. Stava avvolgendo progressivamente tutto e cominciava a insinuarsi nei gangli vitali della nazione. Quel tanfo lo inebriava, gli ricordava l’odore del potere, il profumo della corruzione, l’afrore del malaffare. Si nutriva delle istituzioni inglobandone i membri che però si muovevano perfettamente a loro agio nella sostanza melmosa: galleggiavano come stronzi. Mentre la gente annaspava e si muoveva a fatica, al riparo dei palazzi qualcuno rideva e organizzava megafeste a base di sesso. Era iniziata la spartizione della sostanza gelatinosa: a te la ricostruzione del dopo frana, a te la ricostruzione del dopo terremoto, a te la ricostruzione del dopo aggressione, a te la ricostruzione dell’immagine del paese e giù tutti a ridere. Che cazzo avevano da ridere? Chiunque cercava di arginare tutto ciò veniva accusato di complottare contro chi gestiva l’ammasso gelatinoso che affondava il paese. La popolazione annaspava, una parte sperava ancora che da loro venisse qualche aiuto, credeva che il presidente sarebbe arrivato a dargli una mano e a tirarli fuori da li. Come facevano a crederci ancora dopo tutto quello che stava succedendo restava un mistero. L’eco delle risate non faceva sperare niente di buono. Qualcuno cominciò lentamente a capire che chi doveva mantenere le promesse non aveva nessuna intenzione di farlo e ognuno doveva cavarsela con le proprie forze. I ribelli si dividevano tra di loro su quale fosse il modo migliore per affrontare la situazione perdendo tempo prezioso per fare opposizione, lasciando i pezzi per strada che veniva prontamente attratti dalla melassa. Qualcuno sperava in una poltrona di salvataggio, in un elicottero o in un'anfibia auto blu, qualcuno cercava disperatamente di rimanere aggrappato alla propria barca.
Il presidente fece il primo passo. Stava perfettamente in equilibrio sulla gelatina tremolante. S'incamminò osservando il disfacimento che lo circondava, respirando a pieni polmoni il tanfo che inebriava le sue narici, benedicendo tutto e tutti con ampi gesti delle mani, con sorrisi e canzoni rassicuranti. Una troupe televisiva gli andava dietro a stento e riprendeva tutto quanto stava accadendo per un programma speciale in prima serata, durante il quale lui avrebbe rassicurato il paese che ne sarebbero venuti fuori meglio degli altri, alla grande...

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